Introduzione
Con 63 suicidi avvenuti in carcere da inizio anno, il sovraffollamento nelle case circondariali italiane torna a essere al centro dell’agenda politica. E mentre il ministro della Giustizia Carlo Nordio spiega che i primi risultati del decreto Carceri si vedranno tra “due/tre mesi”, il governo valuta altri provvedimenti ad hoc contro questo fenomeno.
In particolare, il ministero starebbe prendendo in considerazione l’ipotesi di misure alternative al carcere, tra cui i domiciliari o l’affidamento in prova, per quei detenuti condannati per reati non ostativi che devono scontare pene residue entro un anno. Una misura che, secondo i calcoli, potrebbe “liberare” migliaia di posti nelle carceri italiane.
Quello che devi sapere
I suicidi in carcere /1
- Il sovraffollamento carcerario torna a essere al centro dell’agenda politica. Da inizio anno, sono 63 i suicidi avvenuti nelle case circondariali italiane. Il dato, diffuso dal Garante dei detenuti, è aggiornato al 16 agosto: rispetto allo stesso periodo del 2023, sono 19 i suicidi in più. Anche rispetto al 2022 c’è un triste incremento (11 in più). L’età media è di circa 40 anni. Delle persone che si sono tolte la vita, 61 erano uomini e 2 donne.
Per approfondire:
Suicidi in carcere, i numeri
I suicidi in carcere /2
- Riguardo alla nazionalità, 33 erano italiani (pari al 52%) e 30 stranieri (pari al 48%), provenienti da 15 Paesi. Le fasce d’età con più suicidi sono quelle tra i 26 e i 39 anni (30 persone) e tra i 40 e i 55 anni (16 persone); le restanti si distribuiscono nelle classi 18 – 25 anni (7 persone), 56-69 anni (9 persone) e ultrasettantenni (1 persona). Per quanto riguarda la posizione giuridica, 24 persone (38,1 %) erano in attesa di primo giudizio, 26 erano state giudicate in via definitiva e condannate (41,3%), mentre 8 avevano una posizione cosiddetta “mista con definitivo”, cioè avevano almeno una condanna definitiva e altri procedimenti penali in corso
Le misure alternative /1
- Per questo motivo, secondo fonti vicine al dossier carceri, il Ministero della Giustizia sta prendendo in considerazione l’ipotesi di misure alternative al carcere, tra cui i domiciliari o l’affidamento in prova, per quei detenuti condannati per reati non ostativi che devono scontare pene residue entro un anno. Una proposta, in realtà, emersa già lo scorso 7 agosto in occasione dell’incontro del guardasigilli Carlo Nordio con il Garante dei detenuti e i garanti regionali
Le misure alternative /2
- Attualmente, la detenzione domiciliare per i soggetti con pene non superiori a 18 mesi – con la possibilità di scontare la pena presso la propria abitazione o un altro luogo, pubblico o privato – è prevista dalla legge numero 199 del 2010 (stabilizzata dal dl del 23 dicembre 2013 numero 146), ma può essere concessa esclusivamente dal tribunale di sorveglianza. Ma una norma ad hoc da parte del Ministero della Giustizia contro il sovraffollamento potrebbe “liberare” nel minor tempo possibile migliaia di posti nelle carceri
Il nodo burocratico
- Secondo i calcoli, sono 8mila le persone detenute che potrebbero essere interessate dal provvedimento ad hoc. Ma attenzione, c’è un nodo da sciogliere, che è soprattutto burocratico. In tal senso, tra le proposte dei Garanti ci sarebbe quella di utilizzare gli impiegati che lavorano agli uffici matricole delle carceri (i cosiddetti “matricolisti”) per eseguire i conteggi delle pene residue, agevolando il lavoro degli uffici giudiziari
Le parole del ministro Nordio
- In attesa della nomina di un Commissario straordinario, che avrà il compito di attuare in tempi brevi il piano nazionale di interventi per l’aumento di posti detentivi, l’obiettivo a breve termine è permettere al decreto Carceri approvato lo scorso luglio di entrare a regime. I primi risultati in questo senso si avranno “entro due o tre mesi“, ha detto il ministro Nordio. “Contiamo di raggiungere obiettivi importanti, che però non si possono conseguire nell’arco di una mattinata”, ha aggiunto. “Stiamo lavorando per diminuire la popolazione carceraria”, facendo “scontare la pena ai detenuti tossicodipendenti presso le comunità“, ha concluso. Il Guardasigilli ha poi annunciato l’intenzione di illustrare ulteriori progetti al capo dello Stato Sergio Mattarella: un appuntamento che, al momento, non avrebbe ancora una data
Il dibattito nella maggioranza
- Sul tema dei tempi di detenzione ed eventuali sconti, il dibattito è aperto anche nella maggioranza, dove non mancano i distinguo. “Non è nelle corde del cuore del governo una misura che, essendo un colpo di spugna, vanifica e frustra non solo e non tanto le esigenze di sicurezza, quanto e soprattutto la funzione rieducativa della pena“, ha detto il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, che ha sottolineato invece i 255 milioni di edilizia penitenziaria sbloccati in 20 mesi dal governo per recuperare 7mila dei 10mila posti mancanti. Delmastro ha anche ricordato lo stanziamento di “somme mai viste” nel trattamento del detenuto, “avendo completamente saturato le piante organiche degli educatori”
Le proposte in Parlamento
- In Parlamento ci sono già una serie di proposte, come quella del deputato di Italia Viva, Roberto Giachetti, che prevede la modifica del sistema di detrazione di pena per la liberazione anticipata dei detenuti, appoggiata da Forza Italia ma che al momento non trova tutti i suoi alleati d’accordo. Uno dei propositi già annunciati dal Guardasigilli, che si è comunque sempre detto contrario a qualunque forma di scarcerazione lineare o amnistia mascherata, è la modifica delle norme sulla carcerazione preventiva
Pittalis (Fi): “Stiamo monitorando le condizioni dei detenuti”
- “Che il problema delle carceri sia drammatico non è una novità per noi di Forza Italia, ed è la ragione per la quale abbiamo lanciato in queste settimane l’iniziativa ‘Estate in carcere’. L’obiettivo è monitorare le condizioni degli istituti penitenziari e proporre le soluzioni migliori per alleviare il problema del sovraffollamento e dei suicidi”, ha detto Pietro Pittalis, vicepresidente della commissione Giustizia a Montecitorio e segretario regionale di Forza Italia in Sardegna
Il report sui suicidi
- Sui suicidi nelle carceri, in via Arenula è atteso un report stilato dai tecnici del ministero: si tratta di un documento scientifico con un piano di prevenzione, che indicherà come intervenire sui fattori di rischio per azioni precise sulla base proprio delle risultanze dello studio. Dall’opposizione però si moltiplicano gli attacchi, come quello del leader di Italia Viva ed ex premier, Matteo Renzi, che bolla il decreto carcere come “fuffa”
Opposizioni all’attacco
- “Il problema è che né il sovraffollamento né l’intollerabile catena dei suicidi, che non accenna a fermarsi, possono attendere il fantomatico piano di edilizia penitenziaria promesso da Delmastro che, se mai vedrà la luce, richiederà anni per essere realizzato“, ha affermato il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto. “Dal ministro Nordio sulle carceri solo parole che diventano fumo, nel momento in cui nel nostro Paese c’è una situazione disastrosa e drammatica dovuta al sovraffollamento e, purtroppo, ai suicidi anche tra gli agenti di polizia penitenziaria. Il decreto approvato dal ministro, per sua stessa ammissione, non funziona. Ecco perché gli chiediamo di tornare in Parlamento e, insieme a noi e all’opposizione, trovare e concordare le proposte necessarie per risolvere questo drammatico problema”, ha dichiarato Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde e deputato di Avs
La denuncia di Gualtieri /1
- “Il mio appello al governo è forte: affronti questa emergenza. Non è possibile che nella Capitale d’Italia ci sia un istituto con quasi il doppio di detenuti rispetto alla capienza e con un terzo in meno di polizia penitenziaria”, ha denunciato il sindaco di Roma Roberto Gualtieri a margine della visita al carcere di Regina Coeli a Ferragosto. “Ho ascoltato storie individuali sempre toccanti, diverse, ci sono italiani e stranieri. Mi ha colpito vedere dei giovanissimi, diciottenni, alcuni dei quali sostengono di essere minorenni. C’è un tema molto complesso di come si stima un’età quando non ci sono dei documenti. Vedere volti così giovani è toccante“, ha aggiunto Gualtieri. “Ci sono qui numeri senza precedenti: quasi 1.200 detenuti, quasi il doppio della capienza e questo porta a situazioni di grandi difficoltà, di invivibilità, di assenza di spazi comuni. Gli agenti sono costretti a fare straordinari su straordinari perché sono sotto la dotazione, sono poco più di 300 ma dovrebbero essere 430 su una popolazione però di 650 detenuti. Una situazione incredibile”, ha sottolineato il primo cittadino romano
La denuncia di Gualtieri /2
- “Bisogna drasticamente ridurre il numero dei detenuti, aumentare l’organico della polizia e accelerare i tempi della giustizia”, ha evidenziato Gualtieri. “Spesso qui ci sono detenuti in attesa di giudizio, che stanno qui mesi o anni senza sapere nemmeno se sono innocenti o colpevoli. Servono misure per le pene alternative che evitino l’abuso della detenzione, situazioni dignitose, e percorsi di reinserimento nella società. Noi come Comune abbiamo lanciato un progetto con Ama a Rebibbia per formare operatori dell’economia circolare”. Gualtieri, nella sua visita, è stato accompagnato dalla garante dei detenuti di Roma Capitale Valentina Calderone. “È stata una visita toccante – ha affermato il sindaco al termine – per portare gli auguri di buon Ferragosto alla popolazione carceraria e anche agli agenti che lavorano in condizioni molto difficili, e per esprimere la nostra vicinanza come amministrazione rispetto a una situazione molto difficili”. E infine: “Noi stiamo cercando di fare il possibile. Regina Coeli è una delle carceri più affollate d’Italia, qui ci sono stati molti suicidi. Molti detenuti ci hanno raccontato la loro situazione davvero difficile. La detenzione dovrebbe essere rieducazione, ma qui le persone escono peggiori di come sono entrate. I nostri ventilatori”, che sono 300 e sono stati portati in dono dal Campidoglio, “sono stati apprezzati, ci hanno ringraziato, ma non possono bastare a risolvere i problemi. Di fronte a un sovraffollamento strutturale come questo tutte le misure sono dei palliativi”
Di Giacomo (Spp): “Una strage di Stato”
- Tra gli ultimi suicidi in carcere c’è quello di un detenuto 36enne, che si è tolto la vita nel carcere di Parma nel pomeriggio di Ferragosto, proprio mentre nell’istituto era in corso la visita dei Radicali e del Garante nazionale. A renderlo noto è Aldo di Giacomo, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Spp. Il giovane era arrivato nel carcere di Parma da soli tre giorni. “È una strage di Stato senza il minimo impegno da parte del governo per arginarla – sostiene Di Giacomo -. Il governo dovrebbe agire nell’interesse collettivo e non muovere le proprie decisioni, disinteresse in questo caso, solo per ideologia politica. La polizia penitenziaria è allo stremo senza interventi il sistema imploderà“
De Fazio (Uilpa): “Polizia penitenziaria allo stremo”
- Per Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, “mentre gran parte della politica si ricorda delle visite in carcere solo a Ferragosto, magari in luoghi di villeggiatura, e la maggioranza di governo converte in legge un decreto vuoto, tanto che il ministro Nordio ha annunciato contestualmente nuove misure”, nei penitenziari “la scia funebre continua inarrestabile. Così come altissime sono le tensioni e ormai stremati gli operatori, a partire da quelli di Polizia penitenziaria, mancanti di ben oltre 18mila unità“. E poi denuncia: “Un detenuto, approfittando anche del fatto che l’agente in servizio dovesse vigilare contemporaneamente su due sezioni, è riuscito a eludere la sorveglianza e ad evadere dalla casa circondariale di Avellino. Fortunatamente è stato rintracciato poco dopo dalla polizia di Stato lungo le campagne non lontano dal penitenziario. Speriamo di arrivare a settembre senza troppe macerie a ricoprire altri cadaveri, poi saremo curiosi di sapere cosa il guardasigilli nasconde nel cilindro. Ma soprattutto auspichiamo che voglia spiegare a noi e al Paese perché non lo abbia estratto prima. A meno che, come in verità temiamo, non si tratti di un altro annuncio inconsistente”. Questo metodo è stato pensato per combattere il sovraffollamento delle carceri. Ultima vicenda spiacevole di queste ore è quella che vede un secondino ridotto male, picchiato da alcuni detenuti del Carcere di Bari.