C’è un vento che non porta via: non è aria, non è respiro. È un vento che trattiene. Scivola nei tagli della nostra coscienza, tra i frantumi della nostra civiltà. È un fatto nuovo.
Siamo stati abituati a scansare i detriti della vita, a modellare il nostro passo sulle rovine, a tornare indietro davanti a qualsiasi limite. Siamo stati abituati a pensare che ogni cammino deve avere una misura: una negoziazione tra noi e l’inerzia del mondo.
Poi c’è Luigi De Magistris, che mette in piedi uno spettacolo per dirci che non basta guardare, che non basta ascoltare, che bisogna esserci. Che non bisogna arrendersi alla sceneggiatura del malaffare, della corruzione. Che, se si guarda bene, in ogni muro c’è una crepa. Lui lo sa, perché ha scavato con le mani, e la coerenza, il confine tra la resa e l’azione. E ha rimosso l’ostacolo, per non far inciampare più nessuno nel passato.
Rimuovere è più difficile che eludere, è opporsi all’abitudine del crollo, riscrivere le coordinate, dissodare la realtà. Non è un passo di lato, è rifiutare di trovarsi l’abisso.
“Istigazione a sognare” è una possibilità, un pensiero che deve diventare collettivo, una partecipazione.
Non basta più sperare, bisogna incarnare il sogno, dargli forma, farlo diventare sostanza.
La storia si compie nella voce di chi resiste, nelle scuole, nei tribunali, nelle periferie. Si compie negli atti politici, ma prima ancora in quelli umani.
Bisogna essere assemblea, cittadinanza, piazza. Artigiani di un mondo da costruire.
Luigi De Magistris è il cuore di chi vuole la normalità della giustizia; di chi vuole che non vi siano intagli mortali nelle ossa della Costituzione.
Luigi De Magistris ci chiede di attraversare i muri, di andare controvento, di non smettere di sognare. Lui è l’idea, la testimonianza, la resistenza quotidiana. È la cesura in una narrazione scontata, è l’increspatura nell’ordine imposto.
Non si tratta di scegliere da che parte stare ma di accettare che il destino ci convoca, ci pretende, ci chiede di non essere spettatori della nostra epoca. Per questo “Istigazione a sognare” non è solo il titolo di uno spettacolo, ma una pratica politica, un codice morale, un vincolo con il futuro. È la promessa di non lasciare che il silenzio vinca sulla verità, che l’indifferenza sia l’ultimo sipario calato sulla giustizia.
Luigi De Magistris ci insegna che la coerenza è la rivoluzione più radicale. Che non basta desiderare un mondo giusto: bisogna costruirlo, passo dopo passo, parola dopo parola, atto dopo atto.
Lui si è già contrapposto, non per utopia ma per necessità.
“Istigazione a sognare” deve diventare un’eredità pubblica, un’esortazione per chi resta immobile, perché la democrazia non è una reliquia da custodire è un diritto da esercitare, una responsabilità da assumere. Bisogna dare all’impegno un valore etico, non lasciarlo mai arretrare.
“Istigazione a sognare” non è una dichiarazione romantica ma un atto rivoluzionario.
Michele Caccamo
MICHELE CACCAMO, poeta e scrittore, ha scelto come scenario principale della sua ultima opera proprio la città partenopea. Nel libro “Napoli non crede alla morte”, edito da Castelvecchi, ci conduce in un viaggio senza filtri attraverso la disperazione partendo proprio da Napoli. Un romanzo che si fa carne e voce e che respira nelle strade di questa città scossa e violentata non solo dalla natura ma anche dalla indifferenza di chi non l’accoglie e comprende, interrogandosi circa il destino dei suoi figli, sfidando il lettore a domandarsi anche sul senso ultimo dell’esistenza.